Tale complessità e la frequente alta criticità condizionano fortemente la vita del bambino e della famiglia.
Al bimbo viene negata la possibilità di vivere esperienze che normalmente strutturano l’individuo: relazioni sociali, gioco, studio, vita all’aria aperta, sono tutti ingredienti necessari per il suo naturale sviluppo.
La famiglia viene privata della possibilità di vivere la propria quotidianità dentro e fuori casa. Tutte le sue energie vengono spese nella cura e nelle attenzioni al piccolo malato.
Genitori e fratelli rinunciano troppo spesso al lavoro, alle amicizie, al tempo libero e alle relazioni sociali, con la conseguenza di un forte logoramento psico-emotivo. Questo fenomeno, definito “burn-out”, ha ripercussioni negative sulla famiglia stessa che spesso si disgrega, oltre che sulla qualità dell’assistenza data al bambino malato.